Fisco, novità per le PMI: arriva l’adempimento collaborativo

Attraverso la riforma fiscale il legislatore si è posto degli obiettivi ben precisi. Tra questi rientra anche il potenziamento dell’adempimento collaborativo. Siamo davanti, a tutti gli effetti, ad un regime che permette ai contribuenti di aprire un contraddittorio con l’Agenzia delle Entrate, il cui scopo è quello di prevenire e risolvere agevolmente le eventuali controversie tributarie. Il confronto andrebbe effettuato in un momento precedente rispetto a quello della presentazione della dichiarazione dei redditi.

L’adempimento collaborativo non coinvolgerebbe unicamente le aziende con un fatturato superiore a 750 milioni di euro, che sono destinati a scendere fino a 100 nel 2028. All’interno della Delega Fiscale spunta anche il cosiddetto regime opzionale, che è riservato ai contribuenti che risultano essere privi dei requisiti per poter aderire agli accordi preventivi con l’AdE. Cosa significa tutto questo? In altre parole l’istituto dell’adempimento collaborativo sarà aperto anche alle piccole e medie imprese, che vorranno adottare in maniera volontaria un sistema di rilevazione e controllo dei rischi fiscali. Queste aziende, in cambio, otterranno la non punibilità per il reato di dichiarazione infedele e la riduzione di un terzo delle eventuali sanzioni, per le quali verrà applicato il tetto massimo che risulterà essere pari al massimo edittale.

In cosa consiste l’adempimento collaborativo

Prima di addentrarci nelle novità prevista della legge delega è necessario ricordare cosa sia l’adempimento collaborativo. Questo istituto prevede l’instaurazione di un nuovo tipo di rapporto tra i contribuenti e l’Agenzia delle Entrate. Introdotto per la prima con il Decreto Legislativo n. 128 del 5 agosto 2015, il concetto è stato ulteriormente sviluppato e rafforzato proprio in questi giorni, con il Decreto Legislativo che è stato approvato in esame preliminare il 16 novembre 2023 dal Consiglio dei Ministri.

Attraverso l’adempimento collaborativo il legislatore ha intenzione di introdurre un nuovo rapporto di fiducia tra i contribuenti e l’amministrazione fiscale. Lo scopo è quello di incrementare, da entrambi le parti, la trasparenza. In maniera molto pragmatica l’intenzione è quella di spostare la lente d’ingrandimento dai controlli a posteriori – che risultano essere tipici della gestione fiscale – ad una collaborazione preventiva tra le parti, attraverso un dialogo costante e tempestivo su tutte le questioni di rilievo.

Le principali caratteristiche

Per poter accedere all’adempimento collaborativo i contribuenti si dovranno dotare di un efficace sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale. In questo momento, l’istituto risulta essere applicabile esclusivamente alle imprese di grandi dimensioni, quelle, per intenderci, che hanno un volume d’affari o di ricavi superiori al miliardo di euro.

La cooperative compliance (o adempimento collaborativo), in linea teorica, dovrebbe avere le seguenti caratteristiche:

ridurre l’attuale soglia di accesso rispetto a quella attuale posta in un miliardo di euro;
la possibilità di accedervi anche alle società che non hanno i requisiti di ammissibilità e che appartengano a dei gruppi nei quali un soggetto presenti questi requisiti;
verrà introdotta una certificazione da parte dei professionisti qualificati, che attesti quali sia il sistema di rilevazione del rischio che il contribuente ha deciso di adottare;
verranno potenziati tutti gli effetti premiali relativi alle sanzioni amministrative e penali tributarie, per i rischi che sono stati comunicati in maniera preventiva. Particolare riguardo, in questo senso, verrà data alla dichiarazione infedele;
i termini del periodo di accertamento saranno ridotti a due anni.

Ampliamento per le persone fisiche

Potranno accedere alla cooperative compliance anche le persone fisiche, che decidano di trasferire la propria residenza in Italia. Vi potranno accedere anche quelle che continuano a mantenere la residenza all’estero e che siano in possesso di redditi di fonte italiana, che risultino essere pari o superiori a 1 milione di euro.

L’ampliamento dell’adempimento collaborativo – così come è stato espressamente indicato all’interno della Legge Delega – prevede un aumento delle risorse destinate all’Agenzia delle Entrate. Ma soprattutto rappresenta un passo in avanti importante per la certezza del diritto: un elemento importante perché possa essere svolta in maniera efficiente l’attività di impresa nel nostro paese e per favorire gli investimenti esteri in Italia.

I criteri per esercitare l’opzione

Il provvedimento, per il momento, non ha fissato alcun particolare criterio per esercitare l’opzione. Viene semplicemente stabilito che:

i contribuenti che non possiedono i requisiti per aderire al regime di adempimento collaborativo di cui all’articolo 7 possono optare per l’adozione di un sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale, in base a quanto previsto dall’articolo 4, dandone apposita comunicazione all’Agenzia delle entrate.

Questo significa, in altre parole, che è sufficiente effettuare una comunicazione. A stabilire nel dettaglio gli impegni reciproci tra l’amministrazione finanziaria e le imprese aderenti sarà un decreto del Mef. A contenere un paletto, per il momento, è l’articolo 4, che indica esplicitamente che il sistema di gestione del rischio fiscale dovrà essere certificato da dei professionisti indipendenti, che avranno il compito di attestare l’aderenza alle linee guida, che sono state stabilite direttamente dall’Agenzia delle Entrate.

Alessandro Santoro, docente di Scienza delle finanze all’università Bicocca e presidente della Commissione che scrive la Relazione sull’economia non osservata e l’evasione, intervistato da Il Fatto Quotidiano spiega che:

A prima vista, l’impressione è che la funzione di controllo dell’adeguatezza delle misure adottate dal contribuente venga appaltata a professionisti privati. Bisognerà ora capire quali soggetti potranno aderire, se ci sono dei requisiti impliciti e che ruolo avrà l’Agenzia delle Entrate.

A chi piacerà l’adempimento collaborativo

Le novità introdotte dall’adempimento collaborativo, di sicuro, piaceranno agli studi di commercialisti e di avvocati, per i quali si apriranno le porte per fare delle nuove attività. Le piccole e le media aziende saranno incentivate ad ottenere la certificazione del Tax control framework per riuscire ad ottenere i benefici connessi al regime opzionale.

Di particolare interesse sarà la possibilità di ottenere la non imputabilità in caso di dichiarazione infedele, che è relativa unicamente ai ricavi. L’imputabilità sorgerebbe nel caso in cui dovessero emergere delle violazioni delle norme tributarie, ma l’azienda abbia provveduto ad informare l’Agenzia delle Entrate dei rischi fiscali derivanti dalla propria condotta.

In estrema sintesi

Volendo sintetizzare al massimo, il legislatore ha intenzione di allargare l’adempimento preventivo anche alle piccole e media imprese, purché siano dotate di una certificazione proveniente da un professionista.

Si aprono, in questo modo, molte opportunità per i commercialisti e gli avvocati per garantire ai diretti interessati questa documentazione.

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