Flat tax: cos’è e come dovrebbe funzionare concretamente

In cosa consiste e come funziona la flat tax, la cosiddetta tassa piatta? Quale aliquota unica viene applicata e come vengono sostituite gradualmente le aliquote Irpef?

Nel corso delle ultime settimane si è tornato a parlare ripetutamente della flat tax. A tenere alta l’attenzione sulla tassa piatta sono, da un lato, le novità introdotte direttamente dalla Legge di Bilancio 2023, dall’altro alcune proposte inserite all’interno della legge delega di riforma fiscale, che prevede l’introduzione di una tassazione agevolata per i lavoratori dipendenti.

Cosa si devono aspettare i contribuenti, nel corso dei prossimi mesi? Quali sono le novità più importanti con le quali si dovranno interfacciare nel corso dei prossimi mesi? Scopriamolo insieme.

Flat tax: le novità del 2023

I contribuenti, nel corso del 2023, dovranno gestire alcune importanti novità fiscali. Una di queste, sicuramente, è costituita dalla flat tax, per la quale è necessario andare a distinguere tre diversi punti fondamentali:

titolari di partita Iva: per questo particolare segmento di contribuenti, il nuovo Esecutivo è intervenuto alla fine del 2022, attraverso l’ampliamento del regime forfettario. È stato, infatti, innalzato ad 85.000 euro la soglia massima dei ricavi per poter rimanere all’interno del regime;
flat tax incrementale per i contribuenti non soggetti ad Irpef: anche in questo caso, per i titolari di partita Iva, sarà possibile per il 2023 applicare un’aliquota piatta per gli incrementi di reddito pari a 40.000 euro;
introduzione della flat tax per i lavoratori dipendenti.

Per quanto riguarda proprio i dipendenti è necessario introdurre due diverse considerazioni:

il Governo guidato da Giorgia Meloni, almeno stando all’ultima proposta avanzata, prevede di introdurre un’agevolazione, che dovrebbe portare a pagare di meno sugli aumenti di reddito. Proviamo a fare un esempio: nel caso in cui un dipendente nel corso del 2023 guadagni 30.000 euro e nel 2024 32.000 euro, sulla differenza – ossia sui 2.000 euro – pagherà una tassa piatta invece che le ordinarie aliquote Irpef;
in questo momento risulta essere già operativa una particolare agevolazione fiscale sui cosiddetti premi di produttività. I lavoratori, almeno per il 2023, pagheranno una flat tax del 5% e non l’Irpef ordinaria.

Come dovrebbe funzionare la tassa piatta

Cerchiamo di comprendere come potrebbe funzionare la flat tax con un’aliquota del 15%. Il nostro esempio si andrà ad appoggiare su una vecchia proposta avanzata dalla Lega. Il primo caso, che andiamo ad analizzare, è quello di un single, il quale, nel corso dell’anno, ha guadagnato 20.000 euro. Per calcolare il suo reddito, come prima cosa, è necessario andare a sottrarre i 3.000 euro di deduzioni previste. L’importo di reddito netto, a questo punto, dovrà essere assoggettato all’aliquota del 15%. Il calcolo deve essere effettuato nel seguente modo:

20.000 euro (reddito lordo) – 3.000 euro (deduzione) = 17.000 euro (reddito imponibile)
17.000 euro x 15 per cento (aliquota flat tax) = 2.550 euro (imposta dovuta).

Cambiamo esempio. Questa volta ci troviamo davanti ad una famiglia con un reddito annuo pari a 37.000 euro e con due figli. Sarà necessario, quindi, sottrarre dal reddito i 9.000 euro di deduzione per i figli a carico ed applicare l’aliquota del 15% sull’imponibile: il contribuente dovrà pagare 4.200 euro.

I vantaggi e gli svantaggi della flat tax

Cercare di capire cosa sia e come funzioni realmente la flat tax, risulta più agevole che andare ad analizzare e comprendere quali possano essere i vantaggi e gli svantaggi dell’introduzione di una tassa ad aliquota fissa al 5 o al 15%. Secondo quanti sono a favore della proposta di una tassa piatta – benché ci siano alcune differenze tra le varie proposte – i vantaggi sono sostanzialmente tre:

viene ridotta la pressione fiscale per le imprese e per le famiglie;
viene contrastata l’evasione fiscale;
viene semplificato il sistema grazie alla razionalizzazione delle attuali detrazioni.

Alcuni osservatori, comunque, ritengono che la flat tax introduca più svantaggi che vantaggi. Una tassa piatta al 15% invece che al 23% porterebbe:

a minori entrate per l’Erario;
si rischierebbe di avvantaggiare i più ricchi, andando ad introdurre una legge ad alto rischio di incostituzionalità.

La tassa piatta c’è solo per il regime forfettario

In questo momento una tassa piatta, almeno intesa in senso stretto, c’è solo e soltanto per i contribuenti titolari di partita Iva, che hanno aderito al regime forfettario, per il quale non sono previsti l’Irpef, le addizionali, l’Iva, l’Irap e non è soggetto agli studi di settore o ISA.

Il legislatore, attraverso la Legge di bilancio 2023, ha provveduto ad innalzare ad 85.000 euro il limite entro il quale è possibile operare, a prescindere dall’attività che viene svolta.

Al fatturato viene applicato un coefficiente di redditività, che viene moltiplicato per i ricavi/compensi incassati ed il cui scopo è quello di ottenere il reddito fiscale. Su questo reddito è necessario, quindi, andare ad applicare l’attuale flat tax, che risulta essere:

per le nuove attività pari al 5%;
per le attività già operative: 15%.

È necessario mettere in evidenza che per l’attuale flat tax – anche se sarebbe più corretto parlare di regime forfettario esteso – venne introdotta attraverso la Legge di Bilancio 2015 (la Legge n. 190/2014), dall’allora Governo Renzi.

La flat tax incrementale per il solo 2023 viene applicata anche ai titolari di partita Iva non forfettaria, sugli incrementi di reddito. Per il momento i lavoratori dipendenti possono godere di una tassa piazza sui premi di produttività e sono in attesa di una proposta ufficiale del Governo.

Quali novità potrebbero arrivare

Senza dubbio la flat tax risulta essere protagonista delle ultime campagne elettorali, non solo dell’ultima. È, inoltre, al centro della discussione sulla riforma fiscale che sta tenendo banco nelle ultime settimane: tra l’altro sono previste alcune novità per quel che riguarda i titolari di partita Iva.

Per il momento appare difficile fare delle previsioni specifiche e dettagliate su quando possa essere realmente introdotta. È possibile, però, fissare alcuni obiettivi annunciati dal Governo:

andare a ridurre la pressione sul ceto medio, che viene inteso, generalmente, come i contribuenti che rientrano nella fascia di reddito compresa tra i 25.000 ed i 50.000 euro;
andare a semplificare il sistema;
tentare di superare gradualmente l’attuale sistema di tassazione, che ha il suo fulcro principale nell’imposta sul reddito delle persone fisiche.

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